Renzi, il Piano Casa e i fascisti alla ribalta

Scritto per il mensile La Fonte – Periodico dei terremotati e già pubblicato su l’anguilla

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Da mesi ormai il nostro Premier non ha pace, ovunque si sposti nel nostro stivale ci sono contestazioni ad attenderlo: a novembre, solo in una settimana Padova, Parma, Bologna e Cosenza. Ovunque si contesti la politica di attacco alle classi meno abbienti attuata da questo governo, per chi prova a manifestare un fermo dissenso a queste politiche scellerate, si palesano solo polizia, carabinieri, manganelli e lacrimogeni.

Ma torniamo a qualche mese fa.

A Maggio è stato approvato il Piano Casa di Lupi che prevede nell’art. 5 la revoca della residenza ed il distacco delle utenze per le occupazioni abitative e nell’art. 3 la svendita del patrimonio di edilizia popolare e lo sgombero dei cosiddetti “abusivi”.

A Roma, attraverso la riappropriazione degli immobili vuoti o invenduti, i Movimenti per il diritto all’abitare da anni rispondono concretamente all’emergenza abitativa, che nella Capitale è una problematica quantitativamente rilevante. Infatti, oltre 650.000 sono le richieste per la casa popolare, anni di attesa per le assegnazioni e affitti insostenibili; dall’altra parte oltre 250.000 immobili lasciati vuoti e più di 5.000 nuclei familiari che hanno trovato una soluzione a questa situazione negli stabili occupati.

Tante di queste persone sono di origine straniera. Tantissimi sono richiedenti asilo. Per legge avrebbero diritto all’accoglienza, tra cui è prevista una sistemazione abitativa. Nella pratica, la maggior parte dei richiedenti asilo viene “ospitata” nei centri di accoglienza di varia natura che rispondono tutte ad una logica speculativa, infatti si tratta di strutture che le prefetture appaltano a cooperative sulla base di bandi di gara al ribasso, in cui vince l’ente che promette la gestione al minor prezzo.

Coloro che non vogliono vivere in queste strutture o se ne vedono esclusi per la cronica carenza di posti, spesso decidono di risolvere il problema in autonomia partecipando alle occupazioni.

Su di loro l’art. 5 del Piano Casa pesa ancora di più in quanto in assenza di residenza si preclude la possibilità di ottenere i documenti e di avere accesso al lavoro. Senza residenza, sia ai migranti che agli autoctoni, si nega il diritto ad accedere ai Sistemi Sanitari Regionali o a procedere con le iscrizione scolastiche: in pratica si è tagliati fuori dai servizi di base, dai più elementari diritti e dalle uniche possibilità di reale integrazione nel tessuto sociale.

L’impossibilità di accedere alle utenze, inoltre, rende ancora più difficile la quotidianità di chi si trova già a dover affrontare molti ostacoli, in gran parte per colpa delle Istituzioni locali e nazionali completamente assenti.

L’art. 5 del Piano Casa non affronta il problema dell’emergenza abitativa ma anzi criminalizza e penalizza chi trova soluzioni legittime in una pratica considerata illegale.

L’art. 3 prevede, invece, la dismissione di alloggi di ERP (edilizia residenziale pubblica) già prevista dal Governo Berlusconi nel 2008. Gli alloggi vengono offerti con diritto di prelazione agli inquilini ma, come si è sempre riscontrato nel caso di procedimenti analoghi, in mancanza di prelazione dell’inquilino l’alloggio viene venduto al privato. Ma questo non è l’unico limite di provvedimenti di questo tipo perché anche se gli introiti della vendita degli alloggi devono essere reinvestiti nel campo dell’edilizia residenziale pubblica il patrimonio complessivo si impoverisce inevitabilmente, anche perché gli standard per le nuove costruzioni sono sempre molto più costosi del vecchio. Per gli inquilini delle case popolari questo significa ancora più precarietà e ancora meno diritti. Inoltre, a causa dell’intasamento delle liste d’attesa per le assegnazioni delle case, molte famiglie risultano “abusive” negli alloggi e il Piano Casa prevede per loro lo sgombero immediato con la conseguente chiusura degli alloggi.

A Milano in questi giorni si è concretizzato ciò che Lupi intende per “diritto all’abitare” con la disposizione da parte della Regione di 200 sgomberi. Dove si sono verificati gli sgomberi, effettuati ovviamente con l’intervento della forza pubblica, ci sono state cariche violente e manganellate e gli immobili requisiti sono stati resi impraticabili (distrutti gli impianti dell’acqua e della luce, distrutti i sanitari, lastrate e murate porte e finestre).

A fronte di circa 10.000 case popolari lasciate vuote e meno di 5.000 “occupate abusivamente”, la Regione di Maroni decide di sgomberare e cedere gli immobili all’Aler (azienda lombarda edilizia residenziale) che si occuperà dell’alienazione degli stessi.

Questo processo, che a Milano si vede accelerato dalla necessità di “pulizia” in vista di Expo 2015, evento che vede tra le fila dei promotori innumerevoli indagati, a Roma sta prendendo piede più lentamente ma con lo stesso meccanismo. Nei quartieri popolari e periferici della Capitale e non solo, l’emergenza abitativa si fonde con la precarietà lavorativa e la disoccupazione crescente, con la fortissima carenza di servizi (trasporti, sanità, scuole fatiscenti) e con il completo abbandono da parte delle istituzioni che riguarda italiani e stranieri nello stesso modo.

Su tutte le televisioni in questi giorni abbiamo sentito parlare di Tor Sapienza. In questo quartiere a 13km dal centro di Roma si trova un’enorme complesso di case popolari (per il quale è prevista la vendita), un centro d’accoglienza per rifugiati e minori non accompagnati e due campi rom.
Soprattutto a queste ultime due realtà si sono attaccati coloro i quali intendono cavalcare per fini elettorali una rabbia sociale che si sta riversando nelle periferie e non solo: Lega Nord e Casa Pound, neo alleate per le prossime elezioni.

Questi due partiti (di cui uno dichiaratamente neo fascista) insieme a Fratelli d’Italia e Forza Nuova (che non hanno bisogno di presentazioni) stanno provando a spostare l’attenzione sul tema dell’immigrazione, cercando di orientare verso xenofobia e razzismo il disagio vissuto da chi si sente da anni abbandonato da qualsiasi Istituzione.

Insomma, da una parte c’è un premier che ha come base sociale di riferimento imprenditori, lobby e banchieri che finanziano il partito con cene da 1000 euro e che nega qualsiasi dissenso: dalla contestazione sindacale e non al Jobs Act, alle resistenze contro il Piano Casa, passando per le manifestazioni studentesche contro l’ennesima riforma scolastica (“La buona scuola”).
Dall’altra parte (o forse è la stessa?!) ci sono Lega Nord e neo fascisti che, insieme a campagne mediatiche attuate da tutti i media mainstream, criminalizzano lo straniero, l’ ”occupante”, il rom, i “centri sociali” e così via, spostando l’attenzione dalle responsabilità reali a capri espiatori più deboli e precari.

Non si può ignorare lo stretto legame tra queste situazioni in quanto l’attacco che stanno subendo lavoratori, giovani precari, classe media impoverita e ceti meno abbienti va di pari passo con l’avanzamento delle destre estreme ed istituzionali che provano a riempire lo spazio lasciato vuoto dal governo e dalle Istituzioni tutte, con sentimenti di odio e risentimento. Spetta a noi, alla nostra sensibilità, osservare criticamente ciò che succede e provare a difendere e sostenere le resistenze che oggi queste categorie sotto attacco mettono in campo.

“Salvateci”: L’anguilla n° 4

Tempo di natale… anche dalle nostre parti è tempo di anguilla… al sugo… una però è sfuggita alla padella e ha combinato un casino… È uscita l’anguilla numero 4!!

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Approfondimenti su:

– emergenza casa di Francesca Ciarla e Francesco De Lellis

– riforma della scuola di Leda Di Santo

– migranti e razzismo in Molise a cura della R@p Molise

Con l’editoriale fantascientifico di Roberto De Lena “Universi paralleli”. Un racconto di Biagio D’Ippolito, una vignetta inedita di Salvatore Amedei e in prima pagina una bellissima illustrazione di Marco Di Prisco.

Ci trovate come sempre allo spa [via XXIV maggio 51] e ovunque ci siano amici e amiche che lo vogliono distribuire.

“Arimolla l’osso”: il racconto di Biagio D’Ippolito

[il racconto è uscito in due parti sui numeri 3 e 4 de l’anguilla]

Biagio legge alcune sue poesie nel piazzale dell'ex-Nautico a Termoli il 25 Aprile 2013

Sin da bambino aveva avuto sempre questa sorta di mania. Vagando per la casa dove abitava si trovava davanti alla stanzetta adibita a ripostiglio. Apriva la porta, vi entrava e la richiudeva alle sue spalle. E lì in quel luogo ristretto, al buio e immobile sentiva gli odori che vi erano racchiusi. Da prima l’odore dell’aria stantia poi quello della polvere.Il ripostiglio come parte dell’abitazione era per la sua famiglia il luogo meno frequentato. Esso era pieno di cimeli o cianfrusaglie ormai obsolete per l’uso quotidiano. La mente di quel ragazzino e associava quell’odore del ripostiglio a quello della parola “solitudine”. Se potessero parlare le stanze in cui si abita quel ripostiglio direbbe: <che solitudine>. Questo pensiero passava per la mente di Fra Soma. Quel suo ricordo d’infanzia era ritornato a galla nella sua mente avvertendo lo stesso odore che c’era nella sua piccola cella che era parte di un monastero. Fra Soma pensava : < Sono entrato in questo convento e ho abbracciato l’ordine religioso con gioia. Prima la mia vita era tutt’altra cosa di quella che vivo ora. Ho cambiato il mio nome per far scomparire le tracce della mia persona nella vita precedente. Ho semplicemente capovolto le lettere del mio vecchio nome. Io una volta mi chiamavo Amos. Altro che carità, bonta ed altre virtù legate al bene. La mia vita era l’opposto di quella che ora vivo.

Ma ormai questa è storia passata, qui in questo luogo ho trovato la quiete per la mia mente. Certo, vivere del minimo indispensabile come si fa qui non è certo semplice. Ho dovuto accettare la vita monastica con tutte le sue imposizioni. I monaci di quest’ ordine vivono a stretto contatto con la natura, non ne fanno scempio né la violentano. Riescono a fondersi con essa, perfettamente, traendone di che assicurare la loro sussistenza. Un equilibrio perfetto. Per esempio: le quercie producono ghiande che alla loro maturità cadono sul terreno. I monaci osservando questa scena, hanno recintato la zona circotante dell’albero. Nel perimetro delimitato hanno costruiuto una bassa casupola in cui albergano dei maiali, i quali mangiano le ghiande e a loro volta producono con le loro feci letame, un ottimo fertilizzante per la quercia. Più cresce la quercia, più produce ghiande e maggiore è il numero dei maiali che fertilizzano il terreno sotto la quercia.

Questo sistema per creare ricchezza, é un sistema economico perfetto, perchè non ci sono spese e il tutto si autoalimenta da solo con i ritmi naturali che la natura ha senza inquinare. Io ero d’accordo su tutto questo, però la dinamica con cui si creava questa ricchezza era lenta e andava accellerata, A mio modo di vedere. Ed è cosi che un giorno mi sono recato dal Priore Antonello, e gli ho illustrato la mia idea: < Caro Priore visto il successo del progetto (quercia , ghiande, maiali e letame) io proprorrei di allargare ed aumentare l’area di produzione. C’è vicino al monastero, di nostra proprietà, un laghetto acquitrinoso, maleodorante, portatore di malattie. Potremmo bonificarlo dragandolo e sul quel terreno piantare delle quercie: in pochi anni avremo decuplicato la produzione di carne di maiale. Cosa ne pensa priore? < E no! > Rispose il priore, chiarendo. < La natura ha impiegato millenni per creare il perfetto equilibrio che quotidianamente osserviamo. L’acqutrino potrebbe sembrare inutile per un occhio non attento alle bellezze del creato . Ma riveste una precisa funzione. Per primo é un oasi naturale, visto che l’uomo difficilmente vi si avventura; poi esso è un allavamento di insetti, i quali hanno il compito di impollinare i fiori, senza i quali non si raccoglierebbe nessun frutto. No, Fra Soma, questa tua idea non va bene >. E fra Soma continuava a ricordare. Era tornato una seconda volta dal Priore Antonello, gli aveva illustrato un’altra sua billante idea : < Caro Priore ho visto che ci alimentiamo con il minimo indispensabile, con frugalità. Eppure nel convento le scorte alimentari ci sono e sono pure abbondanti. A volte vedo che alcuni miei confratelli osservano il digiuno. Non vedo proprio perchè dovremmo vivere in ristrettezze alimentari . Non potremmo rivedere la quantità della nostra alimentazione? > <E no!> rispose il Priore, e chiarì la sua idea: < Le scorte alimentari che la natura ci ha donato non sono nostre ma dell’umanità intera . Quell’umanità che in un giorno di carestia potrebbe venire a bussare alla nostra porta. É bene che noi siamo pronti a qualsiasi evenienza. La carestia porta il caos che a sua volta genera violenza. Anche se tu ora sei sazio Fra Soma, nel mondo c’e qualcuno che soffre la fame e potrebbe bussare alla nostra porta. Come potremmo segnati della nostra dottrina non aprirgli e sfamarlo? >

E Fra Soma continuava a ricordare. Andò dunque dal priore una terza volta e gli disse :< Ho sentito dagli altri fratelli che il convento ha accumulato un piccolo tesoro, frutto di lasciti di pellegrini che qui sono stati ospitati. Ora giace nella sacrestia inutilizzato, è un capitale morto. Non potremmo darlo in prestito anche ad un interesse basso?> <E no!> disse il Priore e chiarì < Quelle ricchezze non ci appartengono, noi siamo più che soddisfatti del tenore di vita che abbiamo. Teniamo quel capitale a dispozione per chi si dovesse trovare in condizioni finanziarie sfavorevoli. Essi vengono e noi gli prestiamo una parte del capitale.Tanti non tornano ma altri vengono e restituiscono il prestito con gli interessi che loro hanno deciso di darci. il resto non ci interessa.> Frate Soma aveva finito di ricordare e contemporaneamente di scavare in un angolo della sua stanzetta. Aveva rimosso il pavimento ed aveva cavato una buca lunga un metro e larga e profonda la metà della lunghezza. Nel più assoluto silenzio era riuscito a compiere quel lavoro, che aveva richiesto alcune notti, rimise quindi nel suo ordine le lastre di pietra e si ando a coricare. Prima di addormentarsi ripassò il suo piano per l’indomani, E così la notte dopo sgattaiolo fuori dalla sua cella in assoluto silenzio. Nel buio più totale della notte, uscì dal dormitorio e attraversato il cortile entrò in chiesa. Qui accese una piccola candela , si recò in sacrestia e forzò scassinandolo l’armadio dove era contenuto il tesoro del monastero. Aprì il sacco di iuta che aveva con sé e vi introdusse tutti i preziosi del monastero. Nel fare ciò vide che qualche monile gli era familiare, come se l’avvesse gia avuto fra le sue mani. Ma alla tenue luce della candela non riusciva a riconoscerlo. Svuotato l’armadio e riempito il sacco uscì dalla chiesa e rientrò nella sua stanzetta. Nascose interrandolo il bottino nella buca che aveva precedentemente scavato e rimise il pavimento nel suo solito ordine, di modo che non si trovassero più tracce dell’occultamento. Si mise a letto, e il suo volto fu segnato da un sorriso che da principio incominciava ai lati delle labbra e via via si estendeva a tutto il suo viso. Prima di addormentarsi si beò con se stesso di questa riflessione: < E no ! ora lo dico io, caro Priore Antonello. L’ economia praticata nel monastero è troppo lenta, vecchia, arcaica. L’economia quella con la ” E ” maiuscola la conosco io. Quando mi chiamavo Amos, sapevo bene come arricchirsi di tutto e di più nel modo più veloce. Non fa niente se si deve andare a discapito della natura o del prossimo anche a costo di portarlo alla disperazione. La frugalità non porta ad una crescita in termini di sviluppo. Bisogna consumare di più e così facendo, produrre di più , anche se consumiamo le risorse del pianeta Terra. Io non ho nessuna intenzione di fuggire come un ladro dal monastero. Io voglio diventare Priore , dominare , avere il potere su tutti i monaci.> E lì fra Soma si addormentò…

Biagio D'Ippolito

Il mattino dopo, tutto il monastero era in subbuglio. I monaci si erano accorti della sparizione del tesoro. Cercarono in tutto il monastero ma non trovaro nulla: dei preziosi si era persa ogni traccia. Arrivarono alla conclusione che quelle ricchezze non erano per loro, non le meritavano. Forse un entità astratta gliele aveva rubate. Passarono i mesi e il tesoro piano piano veniva ricostituito. Per i monaci alla fine era come se non avessero perso niente. Fra Soma, dal canto suo, in una di quelle notti decise di allontanarsi dal convento, aveva scritto una lettera su cui si leggeva: «Cari confratelli, stanotte ho sognato mia madre agonizzante in un letto: mi chiamava dicendomi: ‘Figlio mio vieni da me! voglio rivederti prima di lasciare questa faccia della terra.’ Non preoccupatevi, tornerò da voi nel giro di una settimana». Ma il progetto di fra Soma era ben altro: egli voleva vendere il tesoro in cambio di monete d’oro, per poi recarsi in città dal superiore del Priore Antonello, lui, l’Eccellenza che aveva il potere sul monastero. Ed è li che con il corpo di Fra Soma e la mente di Amos avrebbe lasciato in donazione metà delle monete d’oro all’Eccellenza, a patto che lo nominasse Priore del Convento, con tanto di carta scritta e firmata. Tale pergamena nelle mani di Fra Soma lo avrebbe riportato al convento per reclamare il posto da Priore. Cosí si alzó dal letto dove lasció la lettera, prese il sacco con il tesoro che aveva precedentemente dissotterrato, se lo caricó sulla schiena e uscì dalla sua celletta. Passò sotto il chiostro e arrivò al centro del cortile, lì a pochi passi da dove c’era il portone di ingresso del convento. Tra un pò si sarebbe tolto di dosso quell’odore di solitudine che lui sentiva in se stesso. Puzzava di ripostiglio, e pensava: «Ora le cose cambieranno grazie al tesoro. Gli altri dovranno ascoltarmi, non sarò più il solo a condividere e veder realizzare le mie idee». In quel momento successe una cosa strana: tutt’intorno a lui c’erano delle piccolissime luci, che sembravano per dimensione simili a quelle delle lucciole. Poi piano piano tutte insieme incominciarono a crescere di intensità sino ad illuminare tutto il cortile. Ognuno dei quaranta monaci che abitavano nel monastero aveva una lanterna e si erano schierati tutti a cerchio attorno a Fra Soma e contemporaneamente; avevano aperto lo spioncino della lanterna, ma lui non si fece intimorire. Cosa potevano fargli dei monaci pacifici? Parlò per primo, e disse: «Fratelli ci deve essere un errore, posso spiegare tutto». Uno dei monaci uscí dal gruppo e si avvicinó a Fra Soma, si scoprí il capo calandosi dietro le spalle il cappuccio del saio. Era il Priore Antonello, che disse: «Buonanotte Fra Soma, o preferisci che ti chiami Amos?» Un brivido gelato corse lungo la schiena di Fra Soma, e balbettando disse: «Ma cosa siete degli indovini? degli stregoni? Che sorta di magia vi permette di sapere che io stavo scappando con il tesoro del monastero stanotte? E poi come fate a conoscere il mio vero nome che è Amos», ed urló ad alta voce: «non so proprio cosa pensare». Antonello il Priore disse: «E no! non abbiamo fatto nessun incantesimo. Ma di una cosa hai ragione, abbiamo il dono della preveggenza. Quando arrivasti qui due anni fa ti abbiamo accolto ed eravamo entusiasti del tuo abbracciare la vita monastica. Avevamo anche creduto che tu avessi adottato il nome Fra Soma (soma, peso che grava sul dorso dell’asino) per il carico di lavoro che ogni giorno espletavi perfettamente. Ma tutti noi ci siamo accorti che in te c’era qualcosa che non andava. Tu sai che ci sono tanti tipi di apprendimento del sapere. Uno dei più importanti è quello di leggere dei libri. Questa conoscenza porta in ogni essere umano uno sbocciare del sapere individuale, che condensato in una sola parola, si chiama Cultura». Sì, ti abbiamo visto andare in biblioteca a leggere. Ma quello che non ci convinceva era che tu non cercavi, dopo dopo la lettura di confrontarti con gli altri fratelli e essere assorbito dal sapere dei monaci, in una sorta di cultura. La nostra è una scuola di pensiero comune. Da questo tuo negarci i tuoi punti di vista su dei testi che tutti noi avevamo letto, abbiamo capito che tu non stavi memorizzando quegli scritti. Il tuo assorbimento del sapere era falso e continuavi ad avere la stessa cultura della persona che eri prima di entrare qui. Cosí ti abbiamo tenuto d’occhio con discrezione. Poi c’è stato il furto del tesoro, e abbiamo capito subito che solo tu potevi essere il responsabile. In quanto al fatto di come sappiamo che ti chiami Amos ti raccontero questa storia: «Poco tempo dopo che tu eri stato accolto al monastero, ed eri fuori, in giro per aiutare il frate predicatore, una mattina sentimmo graffiare sul portone di ingresso al convento. Lo aprimmo e vedemmo tre cani affamati, gli demmo da mangiare e notammo che avevano a turno trasportato, serrando le mascelle con le zanne, un bauletto per le maniglie. Al suo interno trovammo un tesoro con una tua foto, un diario con sù il tuo nome, dove all’interno hai raccontato di come ti eri arricchito. Lì c’erano annotati tutti gli illeciti da te perpetrati a danno del prossimo. Questo é tutto caro Amos». Di colpo tutti i monaci spensero cotemporaneamente le lanterne e subito dopo quaranta voci simultaneamente urlarono la frase :«Amos, a’rimolla l’osso!» Il sacco con il tesoro cadde per terra, lo si capí dal rumore del metallo. Amos, preso dal terrore, riuscí ad uscire dal convento e fu inghiottito dalla notte. I monaci tornarono ognuno alla propria cella e si prepararono per dormire. Ma prima di assoppirsi, tutti quanti, pensarono : «Amos credeva di essere il padrone di tutte le nature. Ma se avesse dialogato senza preconcetti con noi avrebbe capito che l’uomo rappresenta l’un per cento del creato e quindi non puó essere il padrone del mondo. Puó illudersi di dominare il pianeta Terra, ma non sa che la natura, essendo pura, si rivolterá contro di lui prima o poi a dismisura». e tutti si addormentarono.

15-6-2014 Biagio D’Ippolito

Dedicato alla madre terra

IL DECRETO “SPORCA ITALIA” E’ LEGGE: APPELLO PER UN’ASSEMBLEA MACRO-REGIONALE ABRUZZO, MARCHE E MOLISE

IL DECRETO “SPORCA ITALIA” E’ LEGGE: APPELLO PER PROSEGUIRE LA MOBILITAZIONE

PER UN’ASSEMBLEA MACRO-REGIONALE ABRUZZO, MARCHE E MOLISE

DOMENICA 14 DICEMBRE 2014 (10:00 -13:30/14:30-17:00).

SAN GIOVANNI TEATINO – SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE

Lo scorso 5 novembre il Decreto 133/2014 “Sblocca Italia” è stato convertito in legge (legge 164/2014) con modifiche che non ne hanno alterato il significato. Si tratta del più grave attacco degli ultimi anni alla qualità della salute e dell’ambiente con l’estromissione dei cittadini dalle scelte che riguardano il presente e il loro futuro.

PER FERMARE QUESTO DISEGNO PROPONIAMO DI PROSEGUIRE LA MOBILITAZIONE GIA’ AVVIATA .

Dal ciclo del cemento alle trivellazioni, dalle infrastrutture sovranazionali e nazionali alle bonifiche, dalla privatizzazione del servizio idrico all’incenerimento dei rifiuti le nuove norme aprono al saccheggio da parte di pochi profittatori di quel che rimane del patrimonio ambientale italiano. Una concezione anti-democratica che punta sull’economia accentrata e non su quella diffusa, scaricando i costi ambientali direttamente sui territori.

Riteniamo che la mobilitazione popolare possa e debba continuare.

L’attacco all’ambiente è stato così plateale che ha suscitato in poche settimane la reazione in tutte le regioni con centinaia di adesioni di organizzazioni e reti all’appello BLOCCA LO SBLOCCA ITALIA. Sono state realizzate decine di iniziative territoriali, da assemblee, a sit-in, da manifestazioni a cortei.

Grazie alla mobilitazione diverse regioni hanno votato per impugnare alcune norme del provvedimento.

Sono state introdotti nel passaggio alla Camera alcuni emendamenti che, seppur del tutto insufficienti a migliorare realmente il provvedimento, possono trasformarsi in un boomerang per il Governo e alle varie lobby. A mero titolo di esempio, per la questione idrocarburi è stato approvato un emendamento che rimanda le attività petrolifere all’approvazione di un Piano da parte ministeriale che dovrà individuare le aree aperte alla trivellazioni e quelle chiuse. Un Piano prevede obbligatoriamente la realizzazione preventiva della procedura di Valutazione Ambientale Strategica con il coinvolgimento di regioni, enti locali e la partecipazione dei cittadini. Territorio per territorio bisognerà mettere nero su bianco chi sarà dentro e chi sarà fuori, quale regione o quale provincia sarà sottoposta ad un futuro nero petrolio e quale no. Con un’eventuale campagna potremmo far diventare molto difficile questa scelta!

Un primo appuntamento è stato organizzato per domenica 7 dicembre a Napoli a cui parteciperanno molti comitati del centro-sud. Alcuni attivisti abruzzesi saranno di essere presenti per continuare a coordinarsi con le varie realtà che stanno provando a contrastare queste politiche.

Per l’area medio-adriatica (almeno Molise, Abruzzo e Marche) proponiamo la data di domenica 14 dicembre per svolgere a S. Giovanni teatino 8CH) un’assemblea per decidere tutti assieme l’opportunità e la possibilità di una campagna coordinata per i prossimi mesi.

Queste iniziative dovrebbero essere aperte a tutti a partire dalle organizzazioni locali che hanno già aderito e pubblicizzate adeguatamente per garantire un’ampia partecipazione.

Vorremmo discutere ed organizzare dal basso con gli altri comitati e reti un’eventuale campagna nazionale condivisa per contrastare le scelte governative.

DIFENDIAMO LA NOSTRA TERRA, BLOCCHIAMO LA LEGGE “SPORCA ITALIA”!

Prima assemblea del centro-sud contro lo SbloccaItalia

Ad un mese dalla mobilitazione di Bagnoli del 7 Novembre, sull’onda delle mobilitazioni di questi mesi (da Potenza alle marce contro il biocidio) si è svolta la prima partecipatissima assemblea del centro-sud contro lo SbloccaItalia. Un primo importante momento di confronto, con centinaia di partecipanti, tra realtà, organizzazioni, coordinamenti, comitati e resistenze territoriali con l’obiettivo di costruire unitariamente una campagna contro la legge SbloccaItalia, inserita all’interno di una generale aggressione del capitale alle condizioni di vita, economiche, sociali ed ambientali.

L’articolato del decreto è una raffica di misure per la svendita del patrimonio immobiliare pubblico, la deregolamentazione degli interventi edilizi, il rilancio indiscriminato delle grandi opere inutili, l’incentivazione degli strumenti finanziari a servizio della speculazione, la promozione degli impianti per l’incenerimento dei rifiuti, commissariamenti, l’agevolazione delle trivellazioni per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi, la proliferazione di gasdotti e gassificatori.

Passato con l’ennesima fiducia al Senato con l’accelerazione da parte dell’esecutivo, il governo con lo Sblocca-Italia è riuscito paradossalmente nell’intento di unire le tante vertenze territoriali.

Prima assemblea no SbloccaItalia

L’esigenza di una campagna nazionale nasce non solo per includere le singole vertenze in un contenitore che le rafforzi ma anche e soprattutto a prefigurare un movimento effettivamente unitario che contrasti questo decreto nella sua interezza essendo inserito organicamente nella logica politica che ispira tutte le controriforme del governo Renzi sul lavoro, la scuola, la casa, il governo del territorio, i servizi locali: dal Jobs act alla Buona scuola, dalla legge Lupi sull’urbanistica al Piano casa.

L’assemblea esprime l’esigenza di costruire in maniera condivisa, con i tempi ed i passaggi opportuni, uno spazio di coordinamento che connetta tutte le vertenze in prospettiva di un superamento della pur positiva esperienza delle reti di mutuo soccorso.

Si valuta positivamente la proposta di una mobilitazione coordinata sui territori da realizzarsi entro fine Dicembre, possibilmente lo stesso giorno, per spingere le Regioni ad impugnare lo Sblocca-Italia di fronte alla Corte Costituzionale.

Sul piano organizzativo, e’ stata condivisa la proposta di costruire una assemblea nazionale attraverso assemblee di macro area. Il 14 dicembre si terra’ presso Pescara la assemblea delle realtà di Abruzzo, Molise e Marche. Per quanto riguarda il Sud, si e’ espressa l’esigenza di ampliare la rappresentatività dell’assemblea di oggi, lavorando ad un nuovo momento d’incontro anche con altre realtà meridionali; per tale incontro si e’ individuata la data del 18 gennaio, presso un luogo più baricentrico rispetto al sud quale la Certosa di Padula – Salerno. Attraverso questo appello ed i contatti con i comitati attivi del nord , si sollecita la convocazione di un assemblea di macro-area anche nel Nord. In modo da arrivare ad un assemblea nazionale verso la metà di Febbraio con la proposta all’ordine del giorno di una mobilitazione unitaria e nazionale contro lo Sblocca-Italia.

Ribadiamo che chi “devasta e saccheggia” è lo Stato, il quale mentre attacca le comunità che si oppongono ai processi speculativi assolve chi inquina ed uccide come nel caso del processo Eternit.

La generalizzazione delle lotte è la risposta politicamente più forte all’ondata repressiva che sta montando contro le esperienze di resistenza sui territori: dalla NoTav a Bagnoli, passando per le accuse ai NoTriv lucani, fino ai NoMuos.

Le varie iniziative che si svilupperanno sui territori già calendarizzate potrebbero condividere l’utilizzo di un unico canale comunicativo (anche attraverso hashtag in rete “No #SbloccaItalia”) che dia il senso della costruzione di un unico coordinamento inclusivo.

 

Calendario delle iniziative sui territori

Sabato 13 Dicembre

Assemblea pubblica “StopBiocidio” all’Auditorium di Caivano

Manifestazione a Cagliari contro le servitù militare della Sardegna

Venerdi 19 Dicembre

Manifestazione “Difendiamo Taranto – No a Tempa Rossa” h 17:00 Zona Palamazzola

Per fine Dicembre – Manifestazione e Presidi a Pisticci ed altrove

Sabato 3 Gennaio

Irpinia – Gesualdo Manifestazione contro il Pozzo Gesualdo 1

 

Prima Assemblea del Centro-Sud contro lo Sblocca-Italia

Partecipanti: Laboratorio Politico Iskra, Assise cittadina per Bagnoli, Coordinamento Studenti Flegrei, Stop Biocidio, Comitato No Inceneritore di Giugliano, Bancarotta/Lido Pola Bagnoli, Stop Tempa Rossa di Taranto, No Triv Potenza – Coordinamento Basilicata, Rap Molise, Zer081, Attac Napoli, StopTTip, Cantiere Sociale Chiaiano, Lab. Occ. Insurghencia, Coordinamento Nazionale No Triv – Sez.Basilicata, Communia Lazio, Rete Campana Salute Ambiente, Comitato Acqua Pubblica Salerno, Coord. Regionale Acqua Pubblica Campania, Rete Ambiente e Salute Salerno, PRC Salerno, Laboratorio sociale per i beni comuni – Potenza, L’altra Europa/L’altra Campania, No Triv Sannio, No Triv Irpinia, Abruzzo Social Forum, Forum abruzzese – Movimenti per l’Acqua, Coordinamento Comitati Fuochi, Usb/Ross@, Usb – Gruppo di lavoro Società Partecipate, Radio Vostok, Isde Salerno, Isde Puglia, Cobas Napoli, Laboratorio Politico Kamo.

2/3 DEL MOLISE A RISCHIO TRIVELLE. SCARICA IL DOSSIER

2/3 DEL MOLISE A RISCHIO TRIVELLE. SCARICA IL DOSSIER.

COMUNICATO STAMPA DEL FORUM ITALIANO MOVIMENTI PER L’ACQUA E FORUM DEI TERRITORI MOLISANI – 21/11/2014

IL MOLISE NELLE MIRE DEI PETROLIERI: CONCESSIONI ED ISTANZE RIGUARDANO DUE TERZI DEL TERRITORIO E QUASI TUTTO IL MARE ANTISTANTE LA REGIONE.

ANCHE I PRINCIPALI CENTRI URBANI INTERESSATI!

I MOVIMENTI DELL’ACQUA: FERMARE L’ASSEDIO, LA REGIONE RICORRA CONTRO IL DECRETO SBLOCCA/SPORCA ITALIA.

Il dossier: DossierIdrocarburiMolise

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Il comunicato.
Gran parte del territorio molisano (due terzi) è nel mirino delle multinazionali petrolifere e i tre principali centri della regione, Campobasso, Isernia e Termoli, case, strade e piazze compresi, ricadono addirittura in concessioni o istanze di concessione. Gran parte del mare antistante la regione è sottoposto a richieste per estrazione o ricerca di idrocarburi.

Sono questi i dati sconcertanti contenuti nel dossier “TUTTI I NUMERI DELLE TRIVELLE IN MOLISE.ORA FERMARE L’ASSEDIO DEI PETROLIERI.” redatto da Augusto De Sanctis del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua a partire dai dati ufficiali dell’Unmig del Ministero dello Sviluppo Economico e presentato oggi in conferenza stampa a Termoli.

Per quanto riguarda la terraferma quasi il 28% del territorio regionale è stato già dato in concessione. Quatto delle sette concessioni di coltivazione risultano produttive. Nel 2013 sono stati estratti dal sottosuolo regionale poco più di 50 milioni di Smc di gas (l’1% della produzione nazionale, in calo rispetto agli anni precedenti) e quantità molto limitate di olio e gasolina. Da questa attività estrattiva il Molise ha ottenuto meno di 1 milione di euro di royalty, di cui 49.000 euro al comune di Rotello. Agli enti locali vanno le briciole degli introiti dei petrolieri a causa dello scandaloso regime delle royalty applicato in Italia; esistono, infatti, delle quote di produzione escluse dall’applicazione di royalty a favore dello Stato e degli enti locali e gran parte dei giacimenti italiani non supera queste soglie, non producendo benefici economici per le comunità.

Oltre alle concessioni già esistenti il Molise è interessato da numerosi altri progetti di ricerca, tra permessi già accordati (5) e istanze ancora da valutare (4). Considerando anche queste aree la percentuale di territorio molisano interessata da progetti petroliferi sale al 65%, comprendendo al loro interno i tre centri urbani principali della regione! Alcuni di questi procedimenti riguardano aree immense, come il permesso Santa Croce che comprende Campobasso e che risulta esteso per ben 64.000 ettari.

Per quanto riguarda le attività in mare vi sono 4 procedimenti che interessano 180.000 ettari di superficie, con 4 piattaforme già installate relative al progetto Rospo Mare, per il quale il Ministero dell’Ambiente ha recentemente emanato un parere positivo per lo scavo di nuovi pozzi (avverso al Decreto di V.I.A. sono stati presentati ricorsi al TAR).

La conversione in legge del Decreto Sblocca Italia, che noi preferiamo chiamare “Sporca Italia”, esacerba per il Molise il rischio di una vera e propria deriva petrolifera, con pozzi tra oliveti e vigneti e nelle aree interne della regione, zone ad elevatissimo valore naturalistico e paesaggistico oppure densamente abitate. I rischi connessi alle attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi sono enormi. L’acqua è una delle matrici ambientali più colpite dalle attività petrolifere. In un momento di cambiamenti climatici è da irresponsabili aggiungere ulteriori pressioni antropiche che incidono sulla sua qualità e disponibilità. I rischi di incidenti rilevanti sono dietro l’angolo; in tal caso l’economia del turismo e dell’agricoltura ne uscirebbero devastate. Tutto ciò a fronte di risibili benefici, visto che l’industria degli idrocarburi è a bassissima intensità di lavoro. Basta consultare i dati deprimenti dell’economia della Basilicata che da 16 anni fa da “cavia” ai petrolieri per concludere che alle comunità locali rimangono solo i danni. Infatti in Basilicata sindaci e cittadini si stanno ribellando chiedendo alla loro regione di presentare ricorso alla Corte Costituzionale contro il Decreto del Governo Renzi. Questa norma fa diventare di interesse strategico le attività petrolifere che avranno la priorità su tutte le altre attività economiche, come il turismo e l’agricoltura che, evidentemente, non sono considerate strategiche da Renzi e dalla sua maggioranza. Il Decreto prevede addirittura il vincolo preordinato all’esproprio per le aree interessate dai titoli minerari. Il Molise, così ampiamente interessato da permessi e istanze, può diventare una “prigione” ostaggio dei petrolieri che potranno fare il bello e il cattivo tempo.
Diverse regioni, come Lombardia, Abruzzo, Puglia e Marche hanno annunciato la propria volontà di ricorrere alla Consulta. Auspichiamo che la Regione Molise si schieri nel fronte anti-trivelle tenendo conto che la legge è stata pubblicata in Gazzetta ufficiale il 12 novembre e i termini per depositare il ricorso sono 60 giorni da quella data. Chiediamo ai cittadini di informarsi e di mobilitarsi con noi in questa campagna strategica non solo per l’ambiente ma per la salvaguardia della salute e di un’economia diffusa diversa da quella concentrata in poche mani che le multinazionali del petrolio vorrebbero imporci.

NON È UN PAESE PER FOSSILI: Incontro sulle trivellazioni in Molise

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Il Molise rischia di essere invaso di trivelle: più della metà della superficie della nostra regione è oggetto di richieste da parte dei colossi dell’industria petrolifera. E con lo “Sblocca-Italia” le concessioni diventano “di interesse strategico” (saranno facilitati gli espropri dei terreni privati), mentre il potere autorizzativo per gli iter dei progetti viene accentrato dalle Regioni al Ministero dell’Ambiente.
Insomma, un durissimo attacco al diritto delle comunità locali di decidere il destino del proprio territorio. E un enorme favore alle grandi multinazionali del petrolio, che incasseranno milioni a spese della salute e dell’economia dei territori.

Cercheremo di capire meglio cosa ci aspetta e quali strategie mettere in campo per difenderci con: Augusto De Sanctis, del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, ed esperto di questioni ambientali e di siti inquinati.

Tutti gli abitanti e gli amministratori locali sono invitati a partecipare ed intervenire.

VENERDÌ 21 NOVEMBRE ORE 17:30 – Santuario della Madonna del Canneto (SS Trignina – Roccavivara)

Incontro promosso da: Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e Forum dei Territori Molisani

Il Forum dei Territori: “Centrale a biomasse al posto dello zuccherificio? No, grazie”

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Mamme dal Matese in marcia a Campobasso contro le centrali a biomasse

“Per il bene di tutti si faccia saggio uso della nostra terra e delle sue risorse.”
La tenacia degli abitanti dell’area matesina, degli abitanti delle aree interessate dall’eolico selvaggio, di chi ha proposto non una ma 100 stalle diffuse sul territorio, ha portato alla ribalta un nuovo volto del Molise: quello che – per il bene di tutti, nessuno escluso – (r)esiste e lotta affinché si faccia un saggio uso di questa nostra terra e delle sue risorse!
Un Molise che festeggia l’ennesimo “pericolo scampato”, con l’amaro in bocca, nel momento in cui alla revoca delle autorizzazioni per la centrale a biomasse di Campochiaro segue una richiesta di risarcimento milionario a vantaggio di chi ha provato ad esercitare il proprio potere e a tutelare i propri interessi nella presuntuosa convinzione di avere di fronte ancora una volta un “Molise silente.”
Un Molise che festeggia celando preoccupazione a causa delle “voci” sulla presunta riconversione dello Zuccherificio del Molise a centrale a biomasse, “voci” che ci auguriamo vengano smentite al più presto dall’assessore Facciolla per rassicurare gli abitanti dell’area interessata e i soggetti coinvolti nella filiera saccarifera.
Un Molise che pretende al più presto un “Piano Energetico Regionale” che tenga conto delle reali potenzialità del nostro territorio e ne consenta un sostenibile sviluppo.
Un Molise “(r)esistente” che vuole essere partecipe e attivo nelle scelte che lo riguardano.
IL FORUM DEI TERRITORI MOLISANI

PD FOSSILE: I DEMOCRATICI MOLISANI VOTANO A FAVORE DELLE TRIVELLE E DELLO “SBLOCCA-ITALIA”

La campagna di Greenpeace contro lo 'sblocca-Italia'

La campagna di Greenpeace contro lo ‘sblocca-Italia’

Una domanda: Ma esistono due on. Laura Venittelli?? Altrimenti troviamo veramente vergognoso, ignobile ed una vera offesa all’intelligenza di tutti il fatto che l’onorevole renziana del Molise si sia presentata al presidio contro le biomasse a Campochiaro, abbia lanciato parole di fuoco contro le trivellazione nel mare adriatico e poi abbia votato a favore del decreto “Sblocca Italia”, che di fatto saccheggia e devasta i territori e regala profitti alle organizzazioni criminali.

Troviamo vergognoso che il Comune di Termoli (maggioranza PD) abbia votato un ordine del giorno contro le trivellazioni in Adriatico ben sapendo che il loro voto vale nulla, anzi è pura ipocrisia, se non si mettono in campo tutte le iniziative politiche e giuridiche per bloccare l’approvazione dello “Sblocca-Italia”, ad esempio chiedendo con forza ai parlamentari eletti in Molise di votare in aula contro la conversione in legge del decreto, e chiedendo alla Regione Molise di impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale, come ha già annunciato di fare ad esempio la Puglia.

Ricordiamo che l’articolo 38 del decreto qualifica le attività di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi e quelle di stoccaggio sotterraneo di gas naturale come «attività di interesse strategico, di pubblica utilità, urgenti e indifferibili», scippando le regioni delle loro competenze in materia di autorizzazioni e privando le popolazioni locali della loro sovranità.

Perché da una parte gli esponenti locali targati Pd continuano a dire no al petrolio mentre alla Camera i deputati molisani votano compatti e senza esitazioni, facendo arrivare il sì anche all’articolo sulle trivelle?!

Se non sarà fermato lo “Sblocca-Italia” non resteranno più argine alla devastazione, il saccheggio e la svendita dei territori. I veri ‘fossili’, quelli che bloccano lo sviluppo del nostro paese, sono i politici che scelgono la strada del petrolio e dello sfruttamento selvaggio di risorse non rinnovabili, che non portano vantaggi alle popolazioni locali da un punto di vista economico e occupazionale. Il nostro “oro vero” è la valorizzazione delle risorse naturali: turismo, enogastronomia, paesaggio, mare, percorsi storici e archeologici: come si fa a tutelare queste ricchezze se si sceglie un modello di sviluppo che fa guadagnare solo le multinazionali e i potentati?

Chiediamo quindi che, come atto concreto e immediato, la Regione Molise voti una risoluzione con la quale si impegni il presidente e la giunta regionale ad attivare, a partire dalla Conferenza delle regioni e di concerto con i parlamentari molisani, ogni azione utile a sostenere, in sede di conversione del decreto legge, la tutela delle prerogative regionali previste dalla Costituzione e, in particolare, a chiedere la modifica degli artt. 37 e 38 del decreto “Sblocca Italia” sulle trivellazioni; ad impugnare la legge di conversione del suddetto decreto, nelle parti ritenute incostituzionali; ad attivare, nel caso in cui non venissero accolte le precedenti richieste, la proposta di un referendum abrogativo in concorso con altre regioni.

Forum dei territori molisani*

* Il Forum dei territori è costituito da un insieme di associazioni, comitati, fondazioni, e singoli di ogni parte del Molise, uniti per dare più forze alle proprie lotte in difesa dei beni comuni e del territorio.