Sabato 16 novembre più di 50mila persone hanno invaso le strade del centro cittadino di Napoli per continuare a tenere l’attenzione alta sullo stupro dei territori, nello specifico quelli della “terra dei fuochi”, andato avanti per decenni ad opera degli interessi camorristici e imprenditoriali nel silenzio pressoché totale delle istituzioni, locali e nazionali. Letteralmente un “Fiume in piena” (così ha deciso di chiamarsi lo stesso comitato promotore della manifestazione) ha marciato per più di tre ore sotto una pioggia battente, che non per questo ha reso la mobilitazione meno energica e determinata.
Una varietà di soggetti, dal mondo dell’associazionismo ai comitati in difesa del territorio, dai rappresentanti di alcuni comuni agli studenti organizzati, dalle parrocchie fino ai centri sociali, è confluito nella bellissima piazza del Plebiscito, riempiendola dei contenuti e delle istanze nate nel corso del tempo in quei territori irrimediabilmente compromessi dallo sversamento di rifiuti tossici e segnato da un costante aumento del tasso di tumori, che vuol dire morti e famiglie distrutte dai lutti. Perché è proprio di questo che si tratta: di un modello di sviluppo letteralmente contro natura, che devasta l’ambiente uccide gli uomini e le donne che lo abitano.
È con questa consapevolezza che un gruppo di noi molisani ha deciso di aderire e partecipare al grande corteo napoletano. Abbiamo portato con noi il dolore e l’urlo di rabbia di un territorio che, non diversamente dalla Campania, è stato per decenni miniera d’oro per ecomafie e affaristi senza scrupoli. Una cricca di pochi ha per anni fatto enormi profitti a spese della salute e della vita di tantissime persone, e compromettendo quella delle prossime generazioni.
Non solo sversamenti di rifiuti illegali, ma anche legalissime operazioni industriali che, ad esempio nel basso Molise, hanno sfruttato il ricatto del lavoro per imporre un modello di sviluppo che “estrae” soltanto profitto, senza preoccuparsi delle ricadute sociali e ambientali.
In questo stesso spirito abbiamo gridato anche il nostro NO! alla mega-stalla della Granarolo, un progetto industriale lontanissimo dalle vocazioni turistica, agricola e gastronomica del Molise, basata sulla qualità, salubrità e il km 0. NO! perché è un progetto talmente impattante dal punto di vista ambientale che in altre regioni d’Italia non sarebbe mai e poi mai approvato, a causa dei paletti imposti da parametri ambientali sulle emissioni di gas serra e nitrati. NO! perché andrebbe a consumare suolo e soprattutto acqua, in quantità pari a una città di migliaia di abitanti, mentre qui in basso Molise la risorsa idrica già scarseggia per molti periodi all’anno per gli usi agricoli e domestici, ecc ecc.
La lotta contro le granmanze ha suscitato interesse e solidarietà da parte di altre componenti del corteo napoletano, che con la sua determinazione ci ha convinto ancora di più che la lotta per dire NO alla mega-stalla e SÌ a un diverso modello di sviluppo basato sulle persone e non sui profitti, è una lotta che non solo vale la pena combattere, ma che stavolta si può anche vincere.
sui rifiuti tossici in Molise:
– http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=15267
– http://www.restoalsud.it/2013/11/01/ho-visto-tutto-nei-terreni-di-venafro-hanno-sepolto-rifiuti-industriali/
– http://matteoderrico.wordpress.com/2013/11/06/i-rifiuti-della-campania-sversati-nei-boschi-del-molise/
sulla questione NoStalla:
– comitato “No stalla, Sì Molise Bene Comune”:
https://www.facebook.com/pages/Comitato-No-stalla-S%C3%AC-Molise-Bene-Comune/619819461409562
– le ragioni del NO: http://www.primonumero.it/attualita/rubriche/articolo.php?id=2914
– http://www.articolotre.com/2013/11/gran-manze-il-molise-regione-stalla-il-rischio-ce/221107
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