(S)vendesi scuole: Salviamo l’ex-Nautico dalla speculazione e Termoli da una nuova colata di cemento

Il comune di Termoli intende vendere due scuole per costruire un nuovo mega-polo scolastico e lasciare l’area di viale Trieste in mano ai costruttori. Ma perché dismettere dei pezzi così preziosi di patrimonio anziché ridefinirne l’uso insieme agli abitanti dei quartieri e il mondo della scuola?

(dal numero di settembre de l’anguilla. Scaricalo gratis qui)

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Lo sapevate che il Comune di Termoli vuole vendere l’ex-Istituto Nautico e la scuola media Schweitzer? Ebbene sì, la decisione di ‘valorizzare’ gli edifici delle due scuole di viale Trieste, già pianificata dall’amministrazione dell’ex-sindaco di Brino, è stata recentemente confermata dall’attuale giunta, che intende quindi proseguire con il piano di dismissione di questi pezzi di patrimonio pubblico. L’idea è quella di vendere gli edifici delle due scuole, e con l’incasso ricavato costruire… nuove scuole!
Ma andiamo con ordine. Il piano dell’amministrazione è quello di costruire un nuovo mega-polo scolastico dove riunire tutte le scuole dell’infanzia, elementari e medie della città. E già qui un po’ di dubbi iniziano a sorgere: quanto senso ha concentrare tutte le scuole dell’obbligo in un unico plesso? Le scuole sono tradizionalmente un servizio essenziale per gli abitanti di un quartiere, che favorisce genitori e studenti, permettendo ai primi di lasciar tranquillamente andare i figli a piedi, e ai secondi di intrecciare relazioni e di vivere più pienamente il quartiere in cui abitano. Immaginate invece cosa può essere un enorme edificio scolastico con migliaia di studenti dai 3 ai 13 anni, in termini di sviluppo sociale del bambino, di traffico automobilistico agli orari di entrata e di uscita, di concentrazione in classi-pollaio (visto che sarà automatico accorpare classi che non raggiungono il massimo di allievi), ecc.
Insomma, già il piano del mega-polo è molto discutibile. In più, per farlo il Comune ha bisogno di soldi, molti soldi, e allora che fa? Mette in vendita altre due scuole, una inagibile e abbandonata, l’altra ancora in utilizzo. I due edifici, che verranno molto probabilmente demoliti, sono vicinissimi alla stazione, dove il valore degli appartamenti è ormai paragonabile a quello di una casa in centro.
In particolare, la struttura dell’ex-Nautico ha un valore enorme per la città di Termoli. Eppure, dopo che il Comune ne ha definitivamente acquisito la proprietà nel 2009, non ha mai proceduto ad iniziare i lavori di ristrutturazione e messa in sicurezza che tutti si aspettavano.
Nel frattempo, anche molte delle attrezzature della scuola sono rimaste abbandonate nel vecchio edificio (compresi una fornitissima biblioteca, e un grande planetario che era/è una perla di quella scuola), e l’istituto (che nel 2013 ha compiuto 50 anni di storia) ha iniziato a perdere di prestigio, non potendo fornire agli studenti lo stesso livello e qualità di servizi. Ma perché per anni le diverse amministrazioni hanno lasciato all’abbandono un pezzo così importante e simbolico della storia della città? È quello che si chiedono anche tanti insegnanti ed ex-alunni della scuola (ci sono solo una quarantina di istituti nautici in tutta Italia), che l’hanno abbandonata nel 2009 sperando di ritornarci dopo qualche anno di lavori, e che invece oggi vengono a sapere che l’unico progetto è quello di costruire nuove palazzine al posto della vecchia struttura.
In pratica la città si priva di beni che sono comuni e di altissimo valore (non solo economico) per consegnarli ad una nuova colata di cemento e agli interessi di costruttori privati, quando invece questi potrebbero essere restaurati e ridestinati ad un uso pubblico e sociale. Anche se l’edificio non dovesse tornare ad essere necessariamente una scuola, si pensi a quanti servizi comunali oggi sono ospitati in strutture private, dove pagano affitti da migliaia di euro al mese (un esempio su tutti la biblioteca…) Non sarebbe già questo un ottimo motivo per considerare il restauro un investimento?
Città come Amsterdam, Bruxelles, ma la stessa Milano, dimostrano come il riuso di spazi abbandonati attraverso una progettazione partecipata da amministrazione, abitanti, associazioni, può diventare un’opportunità per rigenerare zone e quartieri, ma anche un motore di sviluppo e posti di lavoro.
Insomma, il problema di fondo è sempre lo stesso: la storia urbanistica di Termoli è piena di decisioni calate dall’alto ed imposte ai cittadini, senza una pianificazione. Ma l’unica strada percorribile è quella della partecipazione reale delle comunità locali attraverso processi democratici che di volta in volta possano intervenire a ridisegnare i quartieri e la città secondo i bisogni sociali ed una visione di lungo periodo e non legata ad interessi di pochi..

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