La mobilitazione generale e generalizzata del 19 Ottobre ha visto riempire le strade di Roma da una molteplicità di movimenti, sindacati di base, partiti extraparlamentari e diverse altre soggettività, decisi ad urlare il proprio sdegno e il proprio rifiuto contro le politiche dell’austerità imposte dai palazzi dello Stato e dell’Europa.
I pennivendoli dei partiti al potere e i giornalisti “a libro paga” delle lobbies, non avranno vita facile nel gettare discredito e malainformazione su chi, senza paura, è sceso in piazza per rivendicare il proprio diritto ad una dignità troppo spesso negata e oltraggiata.
Non gli scontri, che pure il corteo ha saputo sostenere con fermezza e radicalità assediando simbolicamente i luoghi del potere e del ricatto; non i fermati e le fermate, non gli arrestati e le arrestate, ai quali pure va tutta la nostra solidarietà e per i quali chiediamo un rilascio immediato; non lo spettacolo della politica, al quale la stessa stampa irregimentata vorrebbe vederci rassegnati, è andato riempendo le piazze e le strade di una Roma oltremodo militarizzata. I protagonisti della giornata di ieri sono stati, al contrario, i milioni di uomini e donne precari, disoccupati, migranti, cassaintegrati, i diversi movimenti di lotta per la casa, per i beni comuni, per la difesa dei territori che rappresentano la parte viva e sofferente del corpo sociale in Italia.
Un corpo sociale che nella giornata di ieri si è dimostrato capace di esprimere conflittualità radicale e diffusa con spirito maturo e cosciente di autorganizzazione. Sono questi due elementi, corroborati da una forte spinta solidaristica, di apertura e di condivisione tra le diverse istanze di lotta presenti nel lungo corteo romano, ad aver caratterizzato la giornata di lotta del 19. Sono questi i veri protagonisti e i tratti innovatori di un processo lungo e complesso che va avanti da mesi e che, da ieri, può contare su di una piccola-grande certezza in più: sulla apertura, cioè, di uno spazio politico ampio, plurale, e in quanto tale non unificabile all’interno degli schemi classici della rappresentanza-rappresentazione, di opposizione sociale alle nuove forme di dominio finanziario.
È da qui che bisogna e che intendiamo ripartire, consapevoli della delicatezza e della complessità degli equilibri che possono, da domani, schiudersi. È da qui che intendiamo ripartire consapevoli che, seppure schiacciati ed oppressi dalla crisi di un sistema oppressivo e ingiusto, non siamo soli.
Con queste nuove consapevolezze e con le energie accumulate dal confronto con tanti e diversi lavoreremo per ricostruire, a partire dai nostri territori, spazi critici ed aperti di conflitto e di immaginazione collettiva del nuovo, lasciandoci stimolare dal dialogo con tutte quelle sensibilità e intelligenze, molto spesso umiliate e offese, che saranno disponibili a collaborare per mobilitarsi.
La sollevazione non è un fatto di un giorno; è un lavoro di lotta quotidianamente agito a partire dalla nostre stesse vite, è un processo lento e gioioso, accidentato ma ricco di potenzialità, di costruzione, a partire dal qui e ora, del mondo altro che vorremmo realizzato.
In ritorno da Roma
dall’assemblea dello spazio sociale di via XXIV Maggio 51
riunitasi il 20/10/2013
seguiranno aggiornamenti…
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