Gli episodi di cronaca locale ci riportano di tanto in tanto alla dura realtà di famiglie che hanno perso o rischiano di perdere la casa. Sicuramente i casi di sfratti sono molti di più di quelli che leggiamo sui giornali. Sempre più persone negli ultimi anni hanno perso la propria fonte di reddito, perché licenziati, cassintegrati, o precari che nella situazione attuale diventano sempre più precari. Tra sfamare la propria famiglia e pagare affitto e bollette, non è difficile scegliere. Sappiamo (dai dati del Ministero dell’Interno) che nella provincia di Campobasso gli sfratti eseguiti nel 2013 sono stati 80, oltre il 14% per cento in più del 2012 (la maggior parte di questi per morosità). Possiamo supporre che molte di più sono le famiglie a rischio di perdere la casa, o che si sono in qualche modo già arrangiate in situazioni precarie (ospiti da amici, parenti, occupazioni abusive?).
Già oggi decine di persone, sia italiani che stranieri, ogni notte dormono alla meglio per strada, al parco, in stazione, saltuariamente ospitati dall’unica struttura di accoglienza presente in città, che comunque non permette di trascorrere più di tre settimane consecutive nel dormitorio, e quindi è al massimo un tampone più che una soluzione. Inoltre, fatto poco noto in città, la struttura resta formalmente aperta ma è quasi sempre vuota perché il Comune non versa se non con gravissimo ritardo le rette per le persone ospitate, e così l’ente gestore ha di fatto quasi sospeso il servizio.
Ma qual è il problema di Termoli? C’è veramente carenza di alloggi? Se parliamo di case popolari la risposta è sì. Le case popolari esistenti sono tutte abitate (e forse sarebbe da verificare se tutti rispondono davvero ai requisiti di reddito…), e mentre le liste d’attesa per le graduatorie si allungano sempre di più si assiste al paradosso che per alloggiare le famiglie in emergenza abitativa altre persone in condizioni di grave disagio sociale ed economico vengono sfrattate da un giorno all’altro senza che gli venga fornita alcuna soluzione alternativa. Il Comune, che dovrebbe farsi carico del problema, da una parte è schiacciato dalla cronica carenza di fondi che i tagli agli enti locali stanno aggravando, dall’altra sembra incapace di misure decise e coraggiose.
Eppure a Termoli di appartamenti vuoti ce ne sono eccome. Dai dati del censimento ISTAT del 2011 scopriamo (ma i dati sono accessibili a tutti, solo che scommettiamo che nessuno ve lo aveva detto prima) che a Termoli ci sono ben 181 edifici vuoti. Avete letto bene: ‘edifici’, non appartamenti.
Ma la cosa è abbastanza evidente a tutti noi. Vediamo tutti i giorni sotto i nostri occhi crescere enormi condomini in vecchie e nuove zone residenziali. Ma per chi saranno queste case? Le famiglie di Termoli, soprattutto quelle in difficoltà, non hanno la possibilità di comprare una casa. Il mercato immobiliare è fermo da anni, tanto che gli appartamenti di un noto costruttore termolese sono in vendita ormai a sconti impressionanti. L’attuale amministrazione (in continuità con la vecchia) sembra così affamata di cemento che sta anche per vendere ai privati due scuole praticamente centrali (l’ex-Nautico e la Schweitzer) che saranno buttate giù per costruire nuovi (altri!) appartamenti, che poi saranno messe in vendita a prezzi sicuramente inaccessibili ai più.
Non sappiamo qual’è il meccanismo economico-finanziario che permette a questi personaggi di continuare a costruire pur avendo una grossa parte di patrimonio invenduto, ma vorremmo che almeno l’amministrazione comunale ci spiegasse secondo quale logica vengono rilasciati nuovi permessi di edificazione che non rispondono in nessun modo alle esigenze abitative della popolazione. Non ci pare, d’altro canto, che sia stato preparato un qualche piano di politiche di sostegno alle famiglie in difficoltà che hanno perso o rischiano di perdere la casa, a parte gli strumenti ordinari, inadeguati oggi ad affrontare l’emergenza.
Se l’obiettivo fosse realmente combattere il disagio e l’emergenza abitativa le risposte dovrebbero essere altre. Negli anni ’50 il sindaco di Firenze Giorio La Pira (cattolico e democristiano, non certo un comunista), per fronteggiare l’emergenza abitativa, chiese ad alcuni proprietari immobiliari di affittare temporaneamente al Comune una serie di appartamenti vuoti. A seguito delle risposte negative, ordinò la requisizione degli immobili, motivata dall’urgenza della situazione. Non vorremmo si arrivasse a tanto, ma davvero in questa crisi per il Comune di Termoli valgono molto di più gli interessi di costruttori e proprietari che quelli degli emarginati e dei senza casa?
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