Bello e partecipato l’incontro del 20 Agosto in Piazza Duomo a Termoli “Un ponte verso Gaza”, serata di informazione e solidarietà, promossa da R.a.p. Molise e dalla Rete di solidarietà con la Palestina e Pace nel Mediterraneo Abruzzo/Molise. Ospiti di livello e contenuti forti, che hanno catturato l’attenzione del pubblico e della piazza (compresi i clienti dei vicini bar).
Gli organizzatori hanno sottolineato l’urgenza e la necessità di proporre alla cittadinanza questo momento di informazione e riflessione: i massacri che sono avvenuti in queste settimane e che stanno ancora avvenendo a Gaza (oltre 2000 morti, quasi tutti civili, di cui 400 bambini, migliaia di feriti, orfani, sfollati) hanno scioccato molti, “ma la disinformazione e l’assuefazione alle tragedie che siamo abituati a vedere in televisione ci fanno spesso dimenticare di essere parte in causa nella storia, e quindi di poter giocare un ruolo, nel nostro piccolo, anche da qui, dal Molise” sottolineano. Non un semplice schierarsi con una o con l’altra delle parti in causa, né mantenere equidistanza tra le due: “in ogni momento storico”, spiegano i promotori “quando c’è un’ingiustizia bisogna informarsi, capire, e riconoscere chi sono gli oppressi e chi sono gli oppressori. Di fronte ad un’ingiustizia rimanere in silenzio significa diventare complici”. “La situazione attuale in Israele e Palestina” è la premessa “non nasce negli ultimi giorni, non nasce dai razzi di Hamas, né dal rapimento dei tre giovani israeliani. La sua origine risale all’occupazione e alla pulizia etnica che vanno avanti da oltre sessant’anni”.
La serata si è aperta con una telefonata direttamente dai Territori Palestinesi Occupati: il dottor Mustafa Barghouti, medico, parlamentare e leader popolare sostenitore della lotta nonviolenta, ha raccontato della catastrofica situazione umanitaria che ha visto a Gaza durante il suo recente viaggio. I bombardamenti hanno distrutto la centrale elettrica, i depuratori dell’acqua, le case e le infrastrutture civili più importanti. “Quella in corso” ha detto con forza il dottor Barghouti “non è una guerra contro Hamas, ma contro tutta la società palestinese”. “Tutto ciò che i palestinesi chiedono” ha continuato nel suo intervento “è la fine dell’occupazione ed il ritorno ad una vita normale”.
È seguito poi un intervento del dottor Hussein Jaber, presidente della Comunità Palestinese Abruzzo e Molise, che ha ricostruito gli ultimi venti anni di storia del conflitto israelo-palestinese: venti anni in cui, nonostante continue trattative e negoziati, l’occupazione illegale dei territori da parte di Israele è continuata impunemente, rendendo inattuabile ogni possibilità di autodeterminazione per il popolo palestinese.
Molto forti anche le parole di don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi Italia, da poco tornato da una missione nella Cisgiordania occupata. “Provate a immaginare” ha detto don Renato “di ricevere un SMS in cui l’esercito vi dice che tra un minuto dovete abbandonare la vostra casa perché sarà bombardata: è quello che è successo a migliaia di abitanti a Gaza, una minuscola striscia di terra [360 kmq, più piccola del Molise] abitata da 1 milione e 800mila persone. Ed è quello che è successo anche al parroco di Gaza che insieme ad alcune suore gestisce un centro per bambini disabili”. “Ascoltare il grido di Gaza, dargli voce, è questo che ci chiedono i palestinesi ogni volta, questo è il modo più immediato per agire” ha continuato don Renato.
Toccante la telefonata con Meri Calvelli, cooperante italiana da poco rientrata in Italia dopo aver vissuto a Gaza le tremende settimane dell’offensiva israeliana. Racconta di una terra e di un popolo stremati. “I palestinesi chiedono la fine dell’assedio: ancora oggi le frontiere di Gaza sono tutte chiuse, niente o nessuno può entrare o uscire. Le necessità più imminenti sono il bisogno di cure mediche, farmaci, cibo, acqua pulita ed elettricità, senza i quali è impossibile ristabilire una vita normale”. Alla domanda ‘Che cosa possiamo fare da qui per la popolazione di Gaza sotto assedio?’ Meri risponde “fare pressione, in tutti i modi, perché i governi italiano ed europei impongano ad Israele la fine degli attacchi armati, dell’assedio e dell’isolamento economico”.
Gaza e le tante enclave palestinesi in Cisgiordania sono prigioni a cielo aperto: è quanto emerge anche dall’intervento di Francesca Ciarallo, originaria di Termoli, della comunità Giovanni XXIII e con diverse passate esperienze in contesti di guerra con l’Operazione Colomba. Da lei una toccante testimonianza dell’esperienza vissuta direttamente sul posto, dove insieme ad alcune organizzazioni israeliane e internazionali i palestinesi resistono quotidianamente e in modo nonviolento ai soprusi dell’occupante. È il caso ad esempio delle demolizioni arbitrarie di case: “Quando bisogna costruire una colonia o una ‘strada per soli ebrei’ l’esercito israeliano dà al massimo due giorni di preavviso (ma spesso l’ordine di demolizione è immediatamente esecutivo), poi si presenta con i bulldozer. Tentare di fare opposizione presso un tribunale israeliano è quasi impossibile, perché un palestinese dei Territori non può andare liberamente a Gerusalemme: è qui che giocano un ruolo le organizzazioni internazionali come l’Operazione Colomba e i pochi ma tenaci gruppi israeliani contro l’occupazione, come i Rabbini per i Diritti Umani”. “Mentre ero lì” ha raccontato Francesca Ciarallo “ad una donna palestinese era stata abbattuta la casa. Lei montò una tenda là dove una volta era stata la sua casa. I soldati buttarono giù quella tenda, ma lei ne piantò subito un’altra. Quella donna mi ha insegnato il vero significato della parola Resistenza”.
Insomma, una serata densa e piena di spunti, che si chiude con un invito degli organizzatori: “Vorremmo che questa serata fosse l’inizio di un percorso comune di solidarietà da portare avanti anche con azioni concrete. Una di queste è il boicottaggio di multinazionali israeliane o che sostengono l’occupazione. Recentemente questa campagna di boicottaggio è stata appoggiata anche dall’arcivescovo sudafricano Desmond Tutu, che ha paragonato la situazione in Palestina e Israele all’apartheid sudafricano. Come la discriminazione dei neri del Sudafrica anche l’oppressione del popolo palestinese può essere fermata con una forte pressione internazionale e con mezzi assolutamente nonviolenti”. Tenere gli occhi e le orecchie aperti, ascoltare il grido delle vittime, che non è solo un lamento, ma è un grido che chiede giustizia, pace e dignità, questo l’appello finale.
Nel corso della serata sono state raccolte anche sottoscrizioni a favore della Palestinian Medical Relief Society una delle più grandi e rispettabili organizzazioni umanitarie che si occupa dell’assistenza medica nei territori palestinesi.
Per avere informazioni e partecipare in Molise contattare: tel. 3202355339. Su facebook: Rap Molise, Pax Christi Molise, Collettivo i mazzemarille, Rete di solidarietà con la Palestina e Pace nel Mediterraneo Abruzzo/Molise. email: imazzemarille@insicuri.org.
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