A due settimane dal suo inizio, l’attacco israeliano al popolo palestinese ha prodotto 650 vittime (85% civili, 121 bambini), 4000 feriti (900 sono bambini) 130.000 sfollati. La carneficina sta martoriando una terra e un popolo già estenuati dall’embargo.
I nostri organi di (dis)informazione stanno fornendo notizie ed analisi false o non corrette e pensiamo sia nostro compito smentirli:
- Israele NON ha iniziato i bombardamenti in risposta al lancio di razzi. Dopo il rapimento e l’uccisione, in circostanze ancora da chiarire, di tre giovani coloni israeliani il 12 giugno scorso, Israele ha inflitto una punizione collettiva, iniziando dalla Cisgiordania e, il giorno successivo al ritrovamento dei tre coloni morti, ha infranto la tregua con Hamas (Movimento Islamico di Resistenza), in vigore dal 2012, bombardando la Striscia di Gaza. Solo dopo è iniziato il lancio di razzi.
- Gli attacchi NON sono mirati, né potrebbero esserlo in un’area fra le più densamente popolate al mondo: 360 km quadrati e quasi 2 milioni di abitanti; i bombardamenti hanno distrutto o danneggiato scuole, luoghi di culto, infrastrutture, barche, sedi di televisioni e giornali e soprattutto ospedali ed ambulanze, in palese violazione dell’art. 18 della VI Convenzione di Ginevra.
- Israele, affermare di voler distruggere dei tunnel a loro avviso pericolosi per la loro sicurezza. Dal 2006 – ovvero da quando Hamas, sotto il controllo di osservatori internazionali, ha vinto le elezioni – tutta la Striscia di Gaza è stata stretta in un embargo durissimo: nulla entra o esce da Gaza senza autorizzazione israeliana. Questo significa una popolazione allo stremo, il blocco dell’economia, malattie e decessi per carenza di acqua potabile, di medicinali ed attrezzature adeguate. Gli abitanti della Striscia di Gaza hanno dovuto costruire quei tunnel per far entrare cibo, medicinali, carburante, materiali da costruzione necessari anche per riparare le infrastrutture danneggiate nelle precedenti operazioni militari.
Ciò che i media non dicono è che a Gaza i diritti umani sono violati, il diritto internazionale sospeso.
Solo la fine immediata di questo disumano genocidio, eventualmente dispiegando una forza di protezione internazionale, la fine dell’embargo e l’apertura di tutti i valichi, la fine dell’occupazione e dell’apartheid, la liberazione di tutti i detenuti in tutta la Cisgiordania e a Gaza potranno riportare la pace in questi territori martoriati.
Gli unici mezzi civili e nonviolenti che noi, cittadini europei, abbiamo a disposizione per rispondere a questa barbarie, come la società civile palestinese ci ha chiesto fin dal 2005, sono il boicottaggio di tutti gli accordi economici e culturali di cui il nostro paese è parte, il disinvestimento e le sanzioni.
Ha funzionato in Sudafrica negli anni bui dell’apartheid, funzionerà anche stavolta, ricordando le parole di Nelson Mandela “la nostra libertà è incompleta senza la libertà dei Palestinesi”.
Rete di solidarietà con la Palestina e pace nel Mediterraneo Abruzzo/Molise
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