Da oggi come collettivo iniziamo a raccontarci (invece di farci raccontare) le storie di questa città (e non solo), quelle che viviamo da vicino, come nostre. Cominciamo con l’assemblea del comitato civico del quartiere Crocifisso, in lotta contro l’ennesima cementificazione selvaggia della città. I margini per vincere questa battaglia, anche sul piano legale, ci sono tutti. Ma ci sono anche per aprire un discorso un po’ più ampio sull’abitare, e sullo sviluppo urbanistico di Termoli
Una bella giornata di indignazione e partecipazione, così potremmo riassumere quella di ieri (6 ottobre) al quartiere Crocifisso, dove si è svolta un’assemblea pubblica lanciata dai residenti della zona contro il progetto della Blu Costruzioni. Da quasi un mese ormai la costruzione del palazzo procede ad una velocità sorprendente, nonostante le preoccupazioni e le proteste, in primis di chi abita i palazzi di via Montecarlo e via Austria che danno sul cantiere, ma anche di tutti quelli che si oppongono all’ennesima opera di cementificazione della città.
La rabbia era palpabile. I partecipanti all’assemblea hanno ribadito per l’ennesima volta le ragioni della protesta: il cantiere va a cementificare un’area verde in una zona dove i palazzi hanno già mangiato grosse porzioni di territorio negli ultimi anni. Per di più la nuova strada prevista nel progetto aumenterà a dismisura il traffico, e con esso pericoli e smog, a poche decine di metri dalla scuola materna. Per non parlare dei tralicci elettrici della sottostazione ferroviaria, una questione aperta da anni e che riguarderà, identica, i nuovi ipotetici inquilini del futuro edificio.
Ma più di tutto gli abitanti lamentano di essere stati tenuti completamente fuori dalle scelte che hanno portato il comune ad approvare il progetto. La loro voce non è mai stata presa in considerazione, né prima, in fase di progettazione, né dopo,
quando si sono ritrovati di fronte al fatto compiuto di un progetto calato dall’alto, in cui tutto era già deciso, e che sembrava irrevocabile.
Ma i cittadini hanno dalla loro non solo ragioni morali: anche tutto l’iter amministrativo è a dir poco discutibile. Innanzitutto, il consiglio comunale, votando l’approvazione dell’accordo di programma il 7 giugno di quest’anno, non ha rispettato i tempi tecnici dovuti per ricevere osservazioni ed eventuali proposte di modifica. Tra l’altro, il Tar nel 2007 aveva già dato ragione al Comune, che aveva negato il permesso di costruire alla Blu Costruzioni. La ditta poteva ricorrere in Consiglio di Stato, ma con scarsissime possibilità di successo… allora il Comune che fa? Affretta i tempi, e approva il tutto risparmiando ai costruttori anche la fatica di affrontare la sentenza del Tar con un ricorso.
Inoltre, secondo alcuni cittadini ed esponenti dell’opposizione, i parcheggi e la strada previsti nel progetto non sarebbero affatto a beneficio della collettività, e dunque non potrebbero essere considerati oneri di urbanizzazione (cioè quella forma di compensazione che il privato accorda al comune “in cambio” del permesso di costruire).
Su questi punti probabilmente si muoveranno legalmente i residenti della zona nella causa che hanno deciso di intentare contro il comune, affidando la questione ad un avvocato che avvierà le procedure nei prossimi giorni.
Ma il problema è bloccare il cantiere subito, prima che che la costruzione vada troppo avanti. E qui entra in gioco Frattura. Infatti, secondo quanto stabilito dalla legge, l’ultima parola in tema di varianti al piano regolatore spetta sempre alla regione, che può quindi immediatamente bloccare i lavori; il presidente della regione, però, già più volte sollecitato dall’opposizione consiliare termolese, finora è rimasto in silenzio sulla questione.
Insomma gli abitanti del quartiere si affidano da una parte alle vie legali, e dall’altra, nell’immediato, lanciano una campagna, tramite una raccolta firme, per chiedere ancora una volta a Frattura di bloccare immediatamente il cantiere, che al momento, mancando dell’ultima autorizzazione, sarebbe di fatto abusivo.
La battaglia non si ferma, anzi “è appena iniziata” come dice il volantino che ha lanciato l’incontro. È appena iniziata, anche perché sono ancora aperte tante domande per cui chiediamo risposta. Per esempio ci chiediamo: come mai a Termoli si continua a costruire con un mercato immobiliare che dallo scoppio della crisi è rimasto al palo?
Perché da una parte continuiamo a leggere notizie di famiglie sfrattate e dall’altra veniamo a sapere di decine di appartamenti costruiti da anni e ancora invenduti? In una città che pianifica seriamente il proprio sviluppo non sarebbe il caso di verificare prima di tutto i bisogni abitativi della popolazione, poi censire il patrimonio edilizio sfitto vuoto e abbandonato, e solo alla fine progettare politiche urbanistiche che rispondano ai bisogni della città e non agli interessi di pochi?
Quand’è che gli amministratori capiranno che il territorio non è un patrimonio da svendere per fare cassa, ma un bene comune di tutti gli coloro che lo vivono, e che quindi le decisioni che lo riguardano non vanno prese nel chiuso delle sale dei palazzi ma attraverso processi ampi e condivisi di partecipazione?
Cogliere tutti questi nessi, leggere il problema del Crocifisso come una questione che riguarda (come minimo) tutta la città di Termoli, non è sempre facile. Saremo capaci e pronti a muoverci con ancora più determinazione di fronte alla prossima cementificazione selvaggia? Oggi abbiamo fatto un passo, importante, in questa direzione. Non abbassiamo la guardia.
Rassegna della stampa online:http://www.primonumero.it/attualita/primopiano/articolo.php?id=14967
http://www.termolionline.it/notizie/equotfermate-il-cantiere-il-parcheggio-e-lastrada-non-saranno-ad-uso-pubblicoequot-46419.html
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